La Canapa è una pianta dai molteplici usi e il suo impiego a scopo medico risale a 120 mila anni fa ed è testimoniato dal ritrovamento di semi, resina e cenere di foglie, in un sito paleolitico dell’Hindu Kush, in Pakistan. Gli studiosi hanno trovato conferme che la canapa venisse usata per scopi rituali: gli occupanti del sito probabilmente bruciavano nel fondo della grotta una certa quantità di fogli ed infiorescenze favorendo la creazione di una camera affumicata.
Per gli antropologi questa rappresenta la più antica prova di utilizzo di sostanze psicotrope da parte dell’uomo.
Nell’antichità abbiamo molti riscontri di utilizzo medico della Cannabis. Il Pen Ts’ao, erbario cinese redatto dall’imperatore Shen Nung nel 2737 a.C, documenta svariati utilizzi di preparati di cannabis per alleviare malanni e malattie: reumatismi, gotta, malaria, stanchezza mentale.
Anche in India, nell’Ayurveda, è previsto l’uso della pianta di canapa come medicamento e nell’ambito religioso, riscontri del suo utilizzo sono illustrati nel testo “Athavaveda” scritto intorno al 100 a.C.
In medio oriente sono i popoli assiri, egizi e persiani ad usare la pianta di canapa cosi come la medicina greca e romana: Galeno, medico e filosofo greco che tanto ha influenzato la medicina moderna, citava la canapa come rimedio per la cura del dolore.
Inoltre sempre in occidente, veniva usata assieme al sedano come gocce oculari applicate alla mattina molto probabilmente come antinfiammatorio, in alternativa venivano realizzate preparazioni vaginali per azioni rinfrescanti e come aiuto nel parto.
Quello che si deduce è che nell’antichità la cannabis veniva utilizzata soprattutto per la sua attività antiparassitaria e antinfiammatoria, anche se non mancano testimonianze relative a suoi preparati, simili a clisteri, per uso rettale o per il trattamento della dissenteria, metodo poi utilizzato anche in India nel XIX secolo per combattere un grande epidemia di colera.
La pianta di canapa produce buoni effetti analgesici e antinfiammatori.
L’efficacia della cannabis nella cura dei tumori è stato riportato nei testi scritti da Plinio, Galeno e Dioscoride: il trattamento si basava sull’inalazione dei fumi derivanti dalla combustione della cannabis, l’effetto benefico deriverebbe dalla decarbossilazione, tramite combustione, dei precursori dei fitocannabinoidi.
Questa teoria venne ripresa anche secoli più tardi da Marcandier nel “Traite’ du chanvre”, a cui si aggiungono preparazioni per malattie dell’orecchio.
A questi primi usi si aggiunsero nel corso dei secoli l’impiego della cannabis come lenitivo dei dolori neuropatici, contro otalgie e contro l’asma.
A partire del 1800 in nord America e Gran Bretagna venne usata come antispasmodico, con effetti rilassanti.
La cannabis quindi è stata utilizzata in passato sia come droga ricreativa sia come droga con finalità terapeutiche: analgesico, anticonvulsivante, ipnotico, tranquillante, anestetico, antinfiammatorio, antibiotico, antiparassitario, antispasmodico, digestivo, stimolante dell’appetito, diuretico, afrodisiaco, antitossivo ed espettorante.
All’inizio del novecento il suo uso è sempre più diffuso, compare nelle farmacie europee ed americane e viene inserito nella farmacopea ufficiale.